27 agosto 2012

TOYO ITO_ALUMINIUM HOUSE

Tokyo, 2000


L’edificio è l’abitazione di una coppia di sposi, situata in una tranquilla zona residenziale.
Il materiale scelto per tutti gli elementi strutturali è l’alluminio.
Gli spazi interni sono stati configurati in modo da emanare luce e trasmettere l’idea di un design non ricercato. Gli spazi dove si svolge la vita quotidiana, compresi la cucina e i bagni, sono collocati al piano terra, mentre al piano superiore si trovano la camera degli ospiti e un terrazzo al livello di copertura.
Le caratteristiche speciali dell’alluminio minimizzano le distinzioni gerarchiche tra gli elementi strutturali, le schermature e gli altri elementi fissi. Tutto ciò, assieme agli effetti della luce e dell’aria introdotte nella casa dal solarium a tutta altezza posto al centro dell’edificio, crea uno spazio luminoso, fluido e ininterrotto.
La struttura di sottili pannelli nervati di alluminio distribuisce l’azione delle forze portanti e consente di ridurre al minimo le dimensioni dei singoli elementi, mentre le caratteristiche di reversibilità e di durevolezza dell’alluminio permettono l’uso dei pannelli portanti anche come finitura esterna e, di conseguenza, ai telai di fungere da pilastri. Risulta così una struttura portante leggera quanto gli infissi e gli arredi. Alcune caratteristiche dell’alluminio, come una texture morbida e una sensazione di astrattezza, minimizzano ulteriormente la presenza dell’edificio.

Pianta piano terra e piano primo

Scorcio esterno della casa




Bibliografia


  • AAVV, “Toyo Ito, Aluminium House”, JA, n. 37, primavera 2000
  • Maffei, Andrea, a cura di, Le opere i progetti gli scritti Toyo Ito, Electa, Milano, 2001
  • Longobardi, Giovanni, a cura di, Toyo Ito, antologia di testi su l’architettura evanescente, Edizioni Kappa, Roma, 2003
  • Il progetto sul sito ufficiale di Toyo Ito qui
  • Altro progetto interessante e approfondito sulle case in alluminio qui

6 agosto 2012

SHIGERU BAN_NAKED HOUSE

Tokyo, 2000

La ricerca volta a raggiungere la flessibilità degli spazi genera gli ambienti open space in cui le pareti fisse sono abbandonate in favore di una nuova concezione dello spazio.
Con la Naked House Shigeru Ban osa anche oltre: le sue stanze sono libere di muoversi nello spazio. La sfida dell’architetto è il concetto stesso dell’abitare: esplora la libertà offerta dagli spazi open space, eliminando tutte le pareti.
Il sito pianeggiante circondato da risaie in cui sorge l’abitazione, ha orientato l’attenzione dell’architetto verso l’interno dell’edificio, per osservare il rapporto che si instaura tra gli ambienti in uno spazio più ampio.
Ispirata alle serre di questa zona agricola a nord di Tokyo, la Naked House appare come un unico lungo spazio a doppia altezza racchiuso da un involucro traslucido. La struttura è composta da un telaio di legno, rinforzato da elementi metallici disposti a “X”, tamponato con un materiale plastico contenente fili di polietilene, in genere destinato all’imballo della frutta.
L’esterno è rivestito da un involucro ondulato di fibra di vetro, mentre all’interno una membrana di nylon avvolge l’intera struttura lignea.
Ne risultano pareti con uno spessore di circa 40 cm, capaci d’isolare, mentre al suo interno penetra una splendida luce soffusa.
L’enorme serra rettangolare termina, da una parte con pannelli di vetro scorrevoli, e dall’altra con un bagno-spogliatoio. La cucina è situata lungo una delle pareti laterali e può essere separata dal resto mediante tende di colore bianco.
In questo spazio neutro, quattro vani cubici (uno per ogni membro della famiglia) formati da pannelli di cartone a nido d’ape inseriti in una struttura di legno, si spostano su ruote. In cima, offrono uno spazio per lo studio e lo svago, mentre all’interno ospitano la zona notte.
Tali unità mobili danno luogo alle configurazioni più svariate, sono attrezzate per collegarsi agli impianti di riscaldamento e condizionamento presenti lungo le pareti e possono essere spostate anche all’esterno.
Con questo progetto, Ban ha saputo sfruttare l’antico linguaggio delle pareti shoji  e delle strutture leggere per tradurre l’era della mobilità globale.









Bibliografia

  • Dal Co Francesco, “ Il meno e il più. Shigeru Ban: bravura e coerenza”, Casabella, n. 716, novembre 2003, pp.

  • Stocchi, Attilio, “Shigeru Ban a Tokyo: Naked House”, Abitare, n.412, Dicembre 2001, pp.126-133