La ricerca volta a raggiungere la flessibilità degli spazi
genera gli ambienti open space in cui le pareti fisse sono abbandonate in
favore di una nuova concezione dello spazio.
Con la Naked House Shigeru Ban osa anche oltre: le sue
stanze sono libere di muoversi nello spazio. La sfida dell’architetto è il
concetto stesso dell’abitare: esplora la libertà offerta dagli spazi open
space, eliminando tutte le pareti.
Il sito pianeggiante circondato da risaie in cui sorge
l’abitazione, ha orientato l’attenzione dell’architetto verso l’interno
dell’edificio, per osservare il rapporto che si instaura tra gli ambienti in
uno spazio più ampio.
Ispirata alle serre di questa zona agricola a nord di Tokyo,
la Naked House appare come un unico lungo spazio a doppia altezza racchiuso da
un involucro traslucido. La struttura è composta da un telaio di legno,
rinforzato da elementi metallici disposti a “X”, tamponato con un materiale
plastico contenente fili di polietilene, in genere destinato all’imballo della
frutta.
L’esterno è rivestito da un involucro ondulato di fibra di
vetro, mentre all’interno una membrana di nylon avvolge l’intera struttura
lignea.
Ne risultano pareti con uno spessore di circa 40 cm, capaci
d’isolare, mentre al suo interno penetra una splendida luce soffusa.
L’enorme serra rettangolare termina, da una parte con
pannelli di vetro scorrevoli, e dall’altra con un bagno-spogliatoio. La cucina
è situata lungo una delle pareti laterali e può essere separata dal resto
mediante tende di colore bianco.
In questo spazio neutro, quattro vani cubici (uno per ogni
membro della famiglia) formati da pannelli di cartone a nido d’ape inseriti in
una struttura di legno, si spostano su ruote. In cima, offrono uno spazio per
lo studio e lo svago, mentre all’interno ospitano la zona notte.
Tali unità mobili danno luogo alle configurazioni più
svariate, sono attrezzate per collegarsi agli impianti di riscaldamento e
condizionamento presenti lungo le pareti e possono essere spostate anche
all’esterno.
Con questo progetto, Ban ha saputo sfruttare l’antico
linguaggio delle pareti shoji e delle
strutture leggere per tradurre l’era della mobilità globale.
- Dal Co Francesco, “ Il meno e il più. Shigeru Ban: bravura e coerenza”, Casabella, n. 716, novembre 2003, pp.
- Stocchi, Attilio, “Shigeru Ban a Tokyo: Naked House”, Abitare, n.412, Dicembre 2001, pp.126-133
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